“Oggi lasciate che sia felice,
io e basta,
con o senza tutti”
- Pablo Neruda
Ciò che oggi stiamo vivendo ci accomuna tutti, nessuno escluso. C’è chi sta vivendo la quarantena in un attico a prendere il sole e a cucinare dolci e pizza e chi è travolto dall’angoscia in un monolocale senza lavoro, senza una famiglia, senza qualcuno a cui poter dire: “Ho paura”.
Ma cos’è che più ci destabilizza in questo momento così difficile? E’ la paura di essere contagiati e di prendere il Coronavirus? Forse. Ma credo che ciò che più ci spaventa sia la consapevolezza di quanto siamo piccoli e impotenti davanti a certe cose. Quanto poco possiamo controllare il mondo intorno a noi.
Credo che ci sia un qualcosa che sia anche maggiore della consapevolezza di essere totalmente fuori controllo, ed è la paura della solitudine.
Ci stiamo trovando faccia a faccia con noi stessi. La maggior parte delle persone sta iniziando ad avere problemi ad addormentarsi la notte e ciò non mi stupisce. Il buio ci mette ulteriormente a contatto con l’ignoto e chi è che non teme l’ignoto?
Fa paura a tutti non sapere cosa succederà e, soprattutto, le persone più colpite dall’ansia sono quelle che non sono riuscite, prima di questo momento, ad essere consapevoli di loro stessi e, di conseguenza, sono quelli che hanno più paura di trovarsi faccia a faccia con il nostro nemico più grande: noi stessi.
E’ capitato anche a me di non riuscire a stare da sola, lo ammetto. Mi attaccavo in modo incredibile a chiunque mostrasse interesse per ciò che ero e ciò che avevo da dire.
Ricordo un giorno in cui, diversi anni fa, parlavo con una persona del fatto che avevo litigato con un ragazzo che frequentavo.
Raccontavo di una sera in cui, poche ore prima di un nostro appuntamento, quel ragazzo si tirò indietro dicendo che non se la sentiva di uscire perché aveva litigato con il padre.
Mi ricordo perfettamente cosa ho provato in quel momento: rabbia, delusione… E avevo la piena convinzione di stare dalla parte della ragione e che, tutto sommato, era giusto avercela con quel ragazzo.
La persona a cui raccontai di questa vicenda non la pensava allo stesso modo, anzi.
“Se lui riesce a stare da solo e vuole affrontare i suoi problemi in questo modo, vuoi fargliene una colpa? E’ colpa sua solo perché tu non ci riesci?” mi disse.
Da lì ho capito una grande verità: la più grande capacità che dobbiamo sviluppare non è l’intelligenza, non è l’abilità nel parlare in pubblico, non è lo sviluppo della propria leadership… Ciò che dobbiamo allenare è la nostra capacità di stare con noi stessi e di starci bene.
Se non amiamo noi stessi, come possiamo pretendere che gli altri lo facciano?
Cerchiamo di sfruttare questo periodo per diventare più consapevoli del nostro valore e ricordiamoci che nessuno, neanche la persona più valida del mondo, può intaccare l’opinione che abbiamo di noi stessi.
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